martedì 23 agosto 2016

"Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici". Reinhart Koselleck (Parte II)




Fino al XVIII secolo il calcolo degli eventi storici veniva effettuato in base al ciclo astronomico delle stelle e dei pianeti e dalla successione naturale delle dinastie regnanti. Attraverso Kant e l’Illuminismo la cronologia cessa di dipendere da meri fenomeni naturali ed il tempo comincia ad essere misurato in sé e per sé, nel contesto di una Filosofia della Storia e di una Filosofia della Cronologia. Gli eventi cominciano ad essere categorizzati, razionalizzati ed intrecciati tra loro attraverso uno schema logico. Comincia a comparire il determinismo storico, ossia l’applicazione dei rapporti di causa ed effetto (principio di causalità) agli eventi cronologici, che si svilupperà appieno con la storiografia marxista.      
Nel contesto della razionalizzazione delle discipline umane e del positivismo scientifico si tende dunque ad introdurre il concetto di epoche ed ere per suddividere in modo intelligibile la Storia.
Nella sua analisi storiografica, Koselleck si sofferma a lungo sul concetto di “Rivoluzione”. “Rivoluzione” nel suo significato originario indica un “ritorno”, una rotazione di movimento indietro verso un punto di partenza, dunque un movimento rotatorio, come quello di un pianeta. In termini politici essa indica la rotazione delle forme di governo (cfr. Aristotele e Polibio → πολιτειων ανακυκλωσις). Ogni Rivoluzione, terminata la sua fase di affermazione e sviluppo, è seguita da una controrivoluzione che culmina con una Restaurazione (cfr. Rivoluzione inglese, 1640-60). Koselleck si rende conto della problematica storica di come descrivere esattamente le sollevazioni, rivolte, insurrezioni, ribellioni, guerre civili: per esempio, la Guerra dei Trent’anni (1618-48) fu una guerra civile all’interno del Sacro Romano Impero o una guerra tra Stati sovrani?
Fino al 1700 il termine Rivoluzione era impiegato come metafora per insurrezioni e rivolte. Con l’Illuminismo il termine assume il significato di cambiamento radicale nei riguardi di ogni aspetto sociale. Le osservazioni che Koselleck introduce sul concetto di Rivoluzione sono varie:

- Dopo il 1789 il termine Rivoluzione è diventato un singolare collettivo, divenendo un concetto onnicomprensivo, metastorico e trascendentale. 
- La Rivoluzione è legata al fenomeno dell’accelerazione temporale: essa desidera l’abbreviazione delle tappe storiche.
- La Rivoluzione è seguita dalla Controrivoluzione
- Scopo della Rivoluzione politica è l’emancipazione sociale di tutti gli uomini, con dissoluzione del precedente paradigma socio-economico.
- La Rivoluzione ha portata universale: essa implica la Rivoluzione mondiale, senza compromessi (Cfr. Concetto di «Rivoluzione permanente» di Proudhon, Marx, Trotzkij).
- La Rivoluzione produce guerre rivoluzionarie, essa raramente è incruenta.
- Ogni Rivoluzione affronta il problema della legittimazione del governo rivoluzionario.

Nell’affrontare il tema della teoria e del metodo della determinazione storiografica del tempo Koselleck afferma la rilevanza del metodo critico e filologico. Nel definire un concetto storico è rilevante considerare il contesto dell’epoca e il significato semantico sincronico della parola. Un esempio è costituito dal concetto di Stand-Stände (gli stati d’Antico Regime) in opposizione a quello di classi, cittadini (Staatsbürger). La lotta semantica per la definizione dei concetti politico-sociali è tipica dei periodi di crisi. Dalla Rivoluzione francese in poi la lotta si è acuita: i concetti non definiscono più un dato stato di cose, ma sono strumenti per portare cambiamenti. Il nuovo ordine rivoluzionario conia neologismi concettuali e compaiono gli –ismi (Liberalismo, socialismo, comunismo, conservatorismo, ecc.).
Il percorso intellettuale di Koselleck è dominato dall’idea della “Begriffsgeschichte”, ossia la storia dei concetti.  La Begriffsgeschichte rappresenta un metodo specifico per il criticismo delle fonti, sottolineando l’uso della terminologia rilevante per l’analisi degli elementi e fenomeni socio-politici. Al contempo, la diacronia è quella metodologia che consente di ridefinire nel corso delle epoche, con le differenze intercorse, il significato passato dei concetti. Invero, la profondità di un concetto può essere apprezzata in pieno soltanto attraverso una sua analisi diacronica, e non solo sincronica. Ad esempio, un concetto che nel XVIII secolo aveva un preciso significato, può averne uno molto diverso nel XIX. Di conseguenza, ricostruendo in senso diacronico l’evoluzione storica di un concetto si perviene al suo significato completo.
Per Koselleck esistono tre gruppi di concetti socio-politici nel corso della Storia:

  1. Concetti tradizionali sempre validi (e.g. il pensiero politico classico).
  2. Concetti che sono mutati radicalmente di significato pur mantenendo lo stesso involucro semantico (democrazia; impero; oligarchia; rivoluzione; ecc.).
  3. Neologismi che emergono con ricorrenza (comunismo; fascismo; socialismo; liberalismo; ecc.).

Secondo la teoria della Begriffsgeschichte, la terminologia socio-politica nella lingua delle fonti storiografiche possiede una serie di espressioni che, sulla base dell’esegesi e della critica delle stesse, si trasformano in veri e propri concetti. Ogni concetto è associato ad una parola, ma non ogni parola è un concetto socio-politico. I concetti socio-politici tendono a rivendicare uno status di universalità e sono pertanto il concentrato di alcuni significati fondamentali. Una volta coniato, un concetto contiene in sé, in termini puramente linguistici, la possibilità di poter essere utilizzato in modo generalizzato, ricollegandogli specifici significati ed esperienza costanti. La coniazione di più concetti consente la successiva utilizzazione del metodo comparato al fine di confrontare le rispettive similitudini e divergenze.  

Riferimenti: Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici (Vergangene Zukunft. Zur Semantik geschichtlicher Zeiten), 1979. 
    


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