Reinhart Koselleck (23 Aprile 1923 - 3 Febbraio 2006) è stato uno storico e filosofo tedesco, originario della Sassonia, considerato tra i più importanti storici del XX secolo. Nel contesto della disciplina storiografica preferì non aderire ad alcuna scuola storica in particolare, rivestendo invece una posizione individuale. Il suo lavoro da storico lo portò a lavorare in varie branche della disciplina, in particolare nella storia dei concetti (Begriffsgeschichte), nell’epistemologia storica, nella linguistica, nella storia antropologica, nella storia sociologica, nella storia giuridica e nella storia politica.
Tra le maggiori opera possiamo citare:
1) Crisi. Per un lessico della modernità (Kritik und Krise. Eine Studie zur
Pathogenese der bürgerlichen Welt), 1972.
2) Futuro passato.
Per una semantica dei tempi storici (Vergangene
Zukunft. Zur Semantik geschichtlicher Zeiten), 1979.
3) La Prussia tra riforma e rivoluzione (1791-1848) (Preußen zwischen Reform und Revolution,
1791-1848), 1967.
In Futuro passato, l’opera forse di più vasta fama,
Koselleck si sofferma sul concetto dell’essenza storica correlate alla
misurazione del tempo. L’autore sostiene infatti che Le vicende storiche possano
essere misurate in relazione alle azioni delle persone nel corso del tempo. In formula
potremmo semplificare:
Evoluzione
storica = fattore azione + fattore tempo
La storiografia
non è solo un resoconto dei fatti, bensì il resoconto delle possibilità e delle
alternative. In quanto tale, essa risulta nell’ “analisi delle possibilità
passate in relazione alle prospettive future”.
Quello che
Koselleck descrive come «Futuro passato» rappresenta l’insieme delle passate
concezioni del futuro (Zukunftskonzepte)
e delle diverse visioni del mondo (Weltanschauungen).
Che cosa è dunque
il “tempo storico”? Le fonti del passato ci informano di pensieri ed azioni,
piani ed eventi, ma non ci offrono una diretta indicazione di cosa sia il tempo
storico. La cronologia – i.e. la precisa datazione – non determina il contenuto
del “tempo storico” → la cronologia è dunque una sfera storiografica
ausiliaria.
Per Koselleck,
il concetto semantico di Historie
delinea una storia, o evento, in un determinato tempo storico, che può però
assumere un connotato narrativo e simbolico, evocando idee che si ripetono. Per
esempio, un quadro che rievoca la battaglia di Isso tra Alessandro Magno e l’imperatore
persiano Dario III (333 a.C.) può rappresentare in prospettiva storica la
battaglia di Vienna (1529), ossia il confronto tra Sacro Romano Impero e Impero
ottomano, dunque tra Cristianità ed Islam.
L’elemento
storiografico più importante consiste nel come misurare il tempo. La
misurazione del tempo è lineare o ciclica? Esiste una fine del tempo?
L’escatologia e l’idea della Fine dei Tempi può influenzare la misurazione
della storia (futura)?
Storicamente, l’interpretazione della Storia è stata caratterizzata
dalla seguente evoluzione:
1) Profezia: tipica dell’Età Medioevale e della prima Età
Moderna, l’interpretazione profetica della Storia, derivante dalla tradizione
giudaico-cristiana, si basa sull’escatologia, sul millenarismo,
sull’astrologia, ecc. Ha portata universale.
2) Prognosi razionale: si basa su calcoli politici
razionali e ha portata particolare e relativa (Machiavelli, Guicciardini,
ecc.). Perfezionata con l’Illuminismo.
3) Filosofia del processo storico (Geschichtsphilosophie): sebbene conseguenza dell’Illuminismo, essa
va oltre la mera prognosi razionale ed introduce concetti idealistici ed
hegeliani che culminano in una vera Filosofia della Storia.
Volendo schematizzare, l’evoluzione dell’interpretazione
storica ha visto il susseguirsi di tre fasi distinte:
1) Fase
profetico-religiosa-millenarista-universale; 2) Fase razionale, pragmatica,
circoscritta; 3) Fase idealista-hegeliana-universale-sistemica.
Un comune topos
letterario sostiene che la Storia sia la grande maestra della vita. Già
Cicerone, sulla scia delle correnti storiografiche ellenistiche, pronunciava la
celebra massima Historia magistra vitae.
L’idea fondamentale dietro al concetto è che l’esperienza passata insegni ad
emulare i successi storici e a scartare gli errori passati nel giorno presente.
In altre parole, il ruolo pratico della Storia consiste nel concedere agli
uomini un insegnamento di vita.
Varie e
policrome sono le definizioni che storici e letterati hanno voluto dare al
fenomeno storico. Tucidide interpretava la Storia come “κτημα ες αει”, ossia come un possesso permanente di conoscenza di
casi che si ripetono similmente nel futuro.
Così per Cicerone “Historia” è
una raccolta di esempi (“plena exemplorum
est historia”) che possono essere impiegati in modo didattico-istruttivo.
Secondo Machiavelli, dalla storia dell’antichità si possono apprendere esempi
utili per il presente e per il futuro; occorre sempre trarre beneficio dalla
Storia, che ha avuto il merito di creare delle regole empiriche. Bodin sostiene
anche che la Storia sia una disciplina mediante cui si scoprono delle regole
sociali generali. E ancora Montaigne ci tramanda che la Storia insegna che le
generalizzazioni sono spesso erronee, ma concede comunque pratici esempi di
vita (“si può provare qualsiasi cosa con la Storia”). Per Federico
il Grande di Prussia, la Storia è l’accademia di fomrazione per il governante:
l’azione politica del sovrano, seguendo i principi della Staaträson, o ragion di Stato, dovrebbe perseguire la specifica missione
storica di una nazione, nella consapevolezza che gli scenari della storia
mondiale si ripetono mutando semplicemente i nomi e gli attori. Tocqueville sosteneva che “dal
momento in cui le persone ignorano la storia passata, le loro menti vagano
nella totale oscurità.” Per Humboldt, la Storia generale è la somma di costanti
e variabili particolari. Ancora Schiller afferma che “la Storia universale è il
tribunale del mondo; qualsiasi cosa non sia stata compiuta, resta per sempre
incompiuta”. Hegel infine intuisce che la Storia ci aiuti a svelare ed
interpretare lo “Spirito dell’epoca” e il “genius
loci” dello spazio storico-geografico.
Koselleck analizza l’evoluzione
nel contesto semantico della storiografia tedesca del concetto di Historie, che si trasforma in quello di Geschichte: Historie è parola straniera naturalizzata tedesca, che inizialmente
indicava un resoconto, una narrazione di eventi verificati. La parola Geschichte invece sostituisce la
precedente intorno alla metà del XVIII secolo con il significato di evento,
ovvero la manifestazione di azioni effettuate o subite (Geschichte significava più il ricorrere di un evento che un
resoconto dello stesso). Il termine Geschichte
avrebbe successivamente completamente sostituito quello di Historie, assumendo il significato di resoconto storico. Grazie
all’influenza dell’idealismo hegeliano, il termine Geschichte avrebbe perso i connotati di resoconto specifico per
trasformarsi nel concetto universale di Storia stessa, ossia di Storia in sé e
per sé, quale somma generale ed assoluta di storie particolari.
Nella lingua tedesca il
termine plurale Geschichte(n) – derivante dalle forme singolari das Geschichte e die Geschichte – si è trasformato nella somma dei vari singolari.
Di conseguenza la forma plurale die
Geschichte si è condensata in un
termine singolare collettivo. Nelle decadi in cui Geschichte si va a trasformare in un singolare collettivo (1760-80)
comincia anche a definirsi naturalmente il concetto di Filosofia della Storia (Geschichtsphilosophie): cfr. Iselin,
Herder, Köster.
Riferimenti: Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici (Vergangene Zukunft. Zur Semantik geschichtlicher Zeiten), 1979.
Riferimenti: Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici (Vergangene Zukunft. Zur Semantik geschichtlicher Zeiten), 1979.
Nessun commento:
Posta un commento