mercoledì 24 agosto 2016

"Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici". Reinhart Koselleck (Parte III)







Per Koselleck un’attenzione particolare merita la cronologia, che altro non è che la misurazione del tempo. L’esperienza temporale generalmente presenta tre caratteristiche:
Irreversibilità degli eventi.
Ripetibilità degli eventi.
Contemporaneità del non-contemporaneo («Gleichzeitigkeit der Ungleichzeitigen»), ossia ricorrenza degli eventi.
La combinazione delle menzionate tre caratteristiche consente di carpire la decadenza, accelerazione, ritardo o scoppio di un evento storico. 
La misurazione del Tempo si è concretizzata nel corso della Storia attraverso tre tappe fondamnetali:
Antichità: Senza avere un concetto di Storia in sé e per sé, i Greci e i Latini identificavano il processo temporale con gli eventi che si verificavano. Attraverso gli eventi storici era possibile pervenire ad alcune generalizzazioni e considerazioni di carattere universale. Dalla contemporaneità del non-contemporaneo gli storiografi greci e latini costruivano dei paradigmi sugli eventuali ricorsi storici.
Tradizione giudaico-cristiana: la Storia segue un corso lineare dettato dal dogma, dal messianismo, dal millenarismo, dall’escatologia. L’inizio del Tempo rappresenta un atto creativo di Dio, così come la fine del tempo è incarnata dal Giudizio Universale. Con l’avvento del Messia-Cristo inizia l’era di grazia, e dunque ha inizio la fine dei tempi.
Modernità: La Storia è studiata in sé e per sé. Una rilevanza particolare è data all’esperienza, al dato empirico, alla verificabilità e veridicità delle fonti. Si va ad applicare il metodo scientifico positivista alla Scienza storica.
Quanto è rilevante in storiografia il fattore “caso”? Secondo Koselleck, fintanto che il discorso storico ha per obiettivo la correlazione ed il determinismo del corso temporale degli eventi, il caso resta una categoria a-storica: il rapporto di causalità tra eventi storici nega di per sé l’esistenza del caso. Il caso può però descrivere quelle esperienze storiche che appaiono nuove, impreviste, inaspettate, dunque in questo senso un evento può comparire inizialmente sulla base del caso. Quando il fattore caso viene utilizzato da un punto storiografico, esso indica l’impensata condizione che un evento si verificasse in un dato modo, tempo e contesto. Il caso, o l’evenienza, venne estromesso nel XIX secolo dal contesto storiografico grazie allo Storicismo (cfr. Novalis, Herder, Vico) sia attraverso una sistematica estensione del principio di causalità sia attraverso implicazioni teleologiche, filosofiche, idealistiche ed estetiche insite nel concetto moderno di Storia.    
Koselleck nota come la storiografia presenti una dialettica fondata sulla negazione dell’altro/diverso: e.g. Elleno/Barbaro; Cristiano/Pagano; Umano/Non-umano; Superumano/Subumano (Übermensch/Untermensch). La dialettica della discriminazione si fonda su diversi paradigmi:

Paradigma della non-conoscenza: tipico dell’Antichità, il barbaro è colui che non si (ri-)conosce. Ha diversi costumi, parla una lingua sconosciuta, ha una diversa Weltanschaaung. Il barbaro si ricollega all’idea dell’inesplorato (Hic sunt leones). 

Paradigma dell’esclusivismo teologico: tipico dell’era cristiana (o musulmana), il pagano, l’infedele, l’eretico, lo scismatico, l’apostata è colui che o ignora, o devia da o combatte contro la divina Verità rivelata.

Paradigma del positivismo antropologico: tipico dell’Illuminismo, il non umano è il selvaggio, l’uomo non educato all’europea, l’abitante delle terre di recente o recentissima scoperta geografica.

Paradigma del razzismo biologico: tipico del Novecento, il subumano è colui che appartiene ad una razza inferiore, tanto sul piano fenotipico che psicologico; il superuomo è al contrario colui che possiede le migliori caratteristiche razziali, sia fisiche che spirituali.     

Lo storico tedesco si sofferma inoltre sulla relazione tra res factae e res fictae, ossia sulla questione della veridicità del fatto storiografico. Il rapporto tra fatti veri e fatti (apparentemente) falsi pone l’interrogativo circa quali fonti debbano essere scartare perché «fittizie» o non sufficientemente «vere». La provocazione dell’autore arriva a domandare al lettore quanto sia vero un sogno, e se il sogno possa contenere elementi di verità che possano addirittura incidere sulle fonti storiografiche. È noto che uno dei principali pericoli dello storico sia quello di plasmare la Storia sulla base di veli di pregiudizi morali, psicologici, politici. Il Romanticismo, ad esempio, ha colorito il resoconto storico con una vasta gamma di elementi estetico-eroici che spesso pregiudicano la verità storiografica. Di conseguenza è lecito chiedersi quanto sia attendibile un romanzo storico: è giusto immaginarsi conversazioni (probabilmente) mai avvenute in contesti storici realmente esistiti? Può la storiografia accettare le mezze verità? Innegabilmente il problema delle res factae/res fictae continua a presentare una sfida epistemologica per gli storici contemporanei. 
Infine, è interessante soffermarsi sul rapporto tra Neuzeit e Zeitgeschichte. Dal XVIII secolo la storiografia parla sempre più dell’idea di una Storia moderna (letteralmente Tempo Nuovo, ovvero Neuzeit). L’espressione si riferisce soltanto al tempo, caratterizzandolo come «nuovo», senza però offrire alcuna indicazione circa il contenuto storico del medesimo, o sulla sua natura come epoca o periodo. L’idea di suddividere la Storia nella triade Antichità-Medioevo-Modernità sembra per molti aspetti riduttivo e anacronistico. Secondo la comune opinione la Neuzeit (Storia moderna) dovrebbe approssimativamente abbracciare il periodo che va dalla scoperta dell’America (1492) alla Restaurazione (1815). Dopo di essa un nuovo concetto descrive il successivo evolvere del tempo: la Zeitgeschichte (Storia contemporanea), che abbraccerebbe il periodo che va dal 1815 ad oggi. Grazie alla percezione di una Neuzeit la Storia non è più qualcosa che avviene all’interno del Tempo, bensì lungo il Tempo. Il Tempo diviene una forza dinamica che scandisce le sorti dei popoli. Con la Neuzeit nasce la consapevolezza storica che si collega ai destini sociali, economici, strategici e geopolitici delle nazioni.


Riferimenti: Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici (Vergangene Zukunft. Zur Semantik geschichtlicher Zeiten), 1979.
 

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